Disturbi del sonno e bruxismo

Il bruxismo è l’atto involontario di stringere o digrignare i denti.

Il bruxismo viene distinto in bruxismo del sonno e bruxismo della veglia a seconda del momento della giornata in cui si verifica.

Ognuno di noi ha normalmente attività mandibolari involontarie durante il giorno o la notte.

Per fortuna non tutti però abbiamo rumori durante le attività della mandibola o mal di testa ricorrenti.

Per questo il bruxismo si può considerare patologico solo quando si presenta associato ad altre manifestazioni.

Il bruxismo del sonno è caratterizzato da attività ritmiche, (come digrignare ripetutamente con intervalli regolari) o non ritmiche (come serrare in maniera prolungata) della muscolatura masticatoria durante il sonno e, non rappresenta un disturbo in individui sani.

Il bruxismo della veglia è caratterizzato da attività ripetitive o mantenute dei muscoli della masticazione, sia portando i denti a contatto (serrare o digrignare) sia senza contatto dentale (tenendo i muscoli in tensione in maniera statica) o muovendo la mandibola in più direzioni (senza far toccare i denti).

I sintomi di queste due manifestazioni sono:

  • risveglio con denti serrati, sensibilità dentale, tensione nei muscoli del viso
  • usura dei denti
  • dentellature all’interno delle guance o dei bordi della lingua
  • dolore all’articolazione temporo-mandibolare
  • rumore durante i movimenti di apertura e chiusura della bocca

Secondo le più recenti ricerche, in soggetti sani il bruxismo non è da considerare un disturbo in sé, quanto piuttosto un fattore di rischio per la salute orale.

Il sintomo che generalmente spinge il paziente a chiedere il nostro consulto è il dolore nella regione dell’articolazione, o eventuali rumori (click o scrosci) e limitazioni funzionali, durante i comuni movimenti della masticazione. A volte a tutto ciò si associa cefalea ricorrenti o nevralgie.

Il dolore è tra tutti il sintomo che richiede l’intervento urgente di uno specialista.

Negli anni passati si è fatto riferimento a quanto venne affermato nel 1934 quando questi sintomi vennero studiati per la prima volta, e la loro origine venne attribuita a difetti della dentatura, pensando così che lavorando sull’occlusione si potessero risolvere tutti i problemi.

Da decenni ormai si è visto che le ipotesi sulla genesi dei disturbi dell’articolazione da condizioni di malocclusione non hanno basi biologiche né anatomiche, e che l’iter diagnostico e terapeutico per questi pazienti si basa su un approccio multidisciplinare con l’intervento di più specialisti.

Oggi sappiamo che i disturbi temporomandibolari sono una patologia ARTROSICA da sovraccarico funzionale. Il bruxismo in quanto condizione di serramento e digrignamento ripetuto dei muscoli masticatori, ne costituisce la causa principale. Al contrario il ruolo dell’occlusione è stato completamente sminuito. Lo scopo della terapia deve essere allora lavorare sulle cause del bruxismo e non utilizzare terapie ortodontiche, protesiche o di finalizzazione occlusale, come consiglia tutta la letteratura scientifica di alto livello.

Il trattamento dei disordini temporomandibolari deve allora essere condotto secondo un approccio ortopedico come si fa per tutte le altre articolazioni presenti nel corpo.

Quindi in assenza di condizioni rare che prevedano un approccio chirurgico , la terapia dovrà essere di tipo cognitivo-comportamentale ( aiutare il paziente a riconoscere le parafunzioni per tenerle sotto controllo e aiutarlo nella gestione della tensione emotiva che porta al sovraccarico dei muscoli masticatori ) , di tipo fisioterapico individuale o professionale , a volte con utilizzo di placche occlusali (bites) per cambiare temporaneamente in carichi occlusali o nei casi più avanzati con l’ausilio di lavaggi articolari con acido ialuronico o con farmaci antiinfiammatori.